Nessuno tocchi l’Appennino !

NESSUNO TOCCHI L’APPENNINO!!!

Eravamo qui nel 2008 e ora come allora diciamo NO alle 25 torri eoliche di 110 mt della Regione Marche a Monte Tolagna e Monte Trella

Il progetto comporta una delle più profonde trasformazioni antropiche che abbiano mai interessato il nostro Appennino umbro-marchigiano. Le torri saranno alte ciascuna piu’ di un palazzo di 40 piani e ben visibili da ogni parte dell’Appennino Centrale.

Paragonabili alle trasformazioni operate in nome dello “sviluppo turistico” tra gli anni 60′ e 70′ ma, ora, vestite di verde in ossequio alla nuova religione della green economy.

L’area dove sorgerà il grande impianto colpisce per l’armonia del tipico paesaggio di questo settore di Appennino, per le praterie solitarie e silenziose che si aprono su orizzonti che ancora riesco ad evocare l’illusione di un pezzo di Italia miracolosamente scampato alla cementificazione e alla morsa asfissiante di infrastrutture e strutture tecnologiche.

L’area è incastonata tra aree protette, (SIC e ZPS, Riserva di Torricchio, IParco Regionale di Colfiorito, Parco Nazionale dei Monti Sibillini).

E’ luogo di migrazione di molti uccelli e habitat prioritario dell’aquila reale, del biancone, di molti altri uccelli di importanza comunitaria e del grifone, che molte segnalazioni ci fanno sperare che possa presto tornare a riprodursi anche da noi. E’ ormai ben noto che molti uccelli vengono uccisi per collisione con le pale rotanti delle torri. L’impianto interromperà questo miracolo, l’illusione di una vasta continuità ecologica e percettiva nel cuore dell’Italia svanirà e per decine di chilometri, voltando lo sguardo verso questi monti, giganti d’acciao ci ricorderanno che le montagne non sono altro che supporti in attesa di essere “vantaggiosamente” sfruttati.

Trasformare qualcosa che riconosciamo come valore significa perdere quel valore, per sostituirlo con qualcosa che è valore per qualcun altro. Di per se questo non scandalizza, fa parte del gioco della democrazia, dove dovrebbero prevalere quei valori che la collettività riconosce di interesse generale prevalente. Ma non è una partita che si gioca ad armi pari e chi detiene il potere economico e politico (fiancheggiato da colluse pseudo associazioni “ambientaliste”) ha più mezzi per promuovere i propri interessi nell’opinione pubblica.

Ciò che denunciamo e che indigna maggiormente è la scarsa trasparenza nei confronti dei cittadini da parte della Regione Marche. Essa, infatti, ha sempre promosso pubblicamente, anche nelle passate legislazioni, uno sviluppo dell’eolico compatibile con la salvaguardia del paesaggio e della fauna, assicurando che tutti i progetti sarebbero stati valutati attentamente per escludere impatti significativi. Coerentemente e conseguentemente avrebbe quindi dovuto tener conto dei vincoli previsti nel proprio Piano Paesistico Ambientale Regionale (PPAR) e dei pareri forniti dalle massime Autorità in materia di tutela del paesaggio (Soprintendenza) e della fauna di interesse comunitario (Servizio ambiente della stessa Regione).

Così non è stato e, anzi, la Regione ha subito provveduto ad estendere a tutti i progetti di energia eolica, in maniera giuridicamente discutibile, le deroghe nelle aree vincolate paesaggisticamente del PPAR e ad approvare un Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) che non dava sufficienti garanzie nella tutela del paesaggio e della fauna.

A chi sollevava dubbi sulla adeguatezza di questi strumenti la Regione rispondeva che le procedure di VIA e, all’interno dei Siti Natura 2000, di Valutazione di incidenza, avrebbero comunque fornito la garanzia per uno sviluppo dell’eolico rispettoso dei valori paesaggistici e della fauna.

Con buona pace dei diritti delle popolazioni e della democrazia partecipata, nel caso del progetto della Comunità Montana di Camerino, invece, la Regione ha voluto addirittura portare avanti una battaglia contro la Soprintendenza che in fase di VIA aveva espresso il proprio motivato dissenso alla realizzazione del progetto e si è avvalsa del Consiglio dei Ministri per superare tale “ostacolo”. La decisione è stata del governo nazionale (dicastero monti) ed il ministro proponente è stato Passera.

La sentenza costituisce la prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la Regione ha ritenuto preminente l’interesse economico e che, quindi, intende realizzare impianti eolici anche se incompatibili con la tutela del paesaggio; in altri casi, come per l’impianto di Serrapetrona situato all’interno di una ZPS, ha fatto prevalere lo stesso interesse preminente nonostante l’esito della Valutazione di incidenza fosse negativo.

In tutti questi casi sono scelte politiche “legittime” e consentite dalle norme, ma non dal buon senso e dal rispetto per la storia, la cultura, l’ambiente di quelle aree, e deve venire fuori apertamente la verità:

per Regione Marche la tutela del paesaggio e della biodiversità non sono interessi prevalenti

non è vero che i progetti di impianti eolici approvati dalla Regione Marche sono compatibili con la tutela del paesaggio e della fauna

le procedure di VIA e di Valutazione di incidenza non sono di per se’ garanzia di uno sviluppo dell’eolico e, più in generale, di tutti gli altri impianti, compatibile con la salvaguardia ambientale;

La sentenza autorizzativa del Consiglio di Stato (da sottolineare che pur di far cassa si scomodano i livelli piu’ alti dello Stato, dichiarando con cio’ la propria lontananza come Istituzione dalle popolazioni e dal territorio) mette a nudo la verità e pone la Regione Marche, senza più veli, di fronte alla responsabilità di decidere il futuro del suo paesaggio e del suo Appennino, non solo scrigno di biodiversità regionale, ma punto cruciale dell’intero ecosistema dell’Appennino Centrale.

Interrompere qui i flussi migratori, provocare l’estinzione a livello locale di diverse specie di uccelli rari e di importanza comunitaria, alterare il territorio con impressionanti gettate di cemento (ogni torre per stare in piedi ne ha bisogno di tanto quanto un campo di calcio); creare nuove infrastrutture viarie (ogni troncone di pala trasportata da tir, ha bisogno di 5 metri di larghezza di strada in rettilineo e 7 in curva); rumorosita’ costante dei rotori che spaventerebbero e caccerebbero qualsiasi animale terrestre, intercettazione di falde acquifere per gli scavi…tutto questo altererebbe PER SEMPRE una parte importante dell’Appennino Centrale nella sua cultura e nel suo ambiente.

La Regione Marche deve assumersi la responsabilita’ morale, civile e politica di questo immane scempio di fronte alle Comunita’ Locali, ma anche alle regioni confinanti che pure si erano espresse contro tali impianti.

Non sono i ‘padroni’ del territorio, uccelli, animali, corsi d’acqua, fili d’erba non sono di loro proprieta’. Neppure il vento!

  • Mountain Wilderness
  • Cai
  • Italia Nostra
  • Associazione Altura
  • WWF Marche
  • Pro Natura Marche

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