ALTURA condanna l’uccisione di un’Aquila del Bonelli in Sicilia

Altura, appresa la gravissima notizia dell’uccisione di un’Aquila di Bonelli in provincia di Agrigento, condanna duramente l’episodio e si scaglia nei confronti del bracconiere o dei bracconieri che hanno attentato con 60 pallini alla vita di un rarissimo uccello che faceva parte di un ambizioso progetto portato avanti da ConRaSi.

L’aquila uccisa non era un esemplare qualunque: si chiamava Rocco (così l’avevano ribattezzata gli studiosi del ConRaSi) e dalla primavera del 2017 era costantemente monitorata dal gruppo di ricerca, grazie ad un trasmettitore satellitare gps. Già nello scorso mese di settembre un’altra Aquila di Bonelli di soli 5 mesi era stata fucilata sempre nelle campagne della Sicilia e ancor prima nel trapanese era toccato ad un rarissimo Capovaccaio. Nei giorni scorsi era toccato a un Astore in provincia di Vibo Valentia, ferito da colpi d’arma da fuoco.

Altura si augura vivamente che chi ha ucciso il rapace sia presto individuato e punito severamente, inoltre, rilancia un appello al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa e al mondo politico affinché vengano adottati provvedimenti urgenti e mirati ad arginare questi episodi che gettano pesanti ombre sulla conservazione della natura nel nostro Paese. Una delle proposte anti-bracconaggio più dure potrebbe essere la sospensione dell’attività venatoria nel comune o nella provincia dove si verificano fatti cosi gravi, per un tempo da valutare a seconda della gravità dell’evento, inoltre, si chiede che venga data piena attuazione del Piano d’Azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici ed in particolare che vengano messe in atto e al più presto, tutte le misure inerenti al potenziamento degli organi preposti istituzionalmente alla lotta del bracconaggio, con particolare riguardo all’azione dei Carabinieri forestali e dei corpi della Polizia Provinciale, quest’ultimi fortemente depotenziati a seguito di recenti riforme governative.

Occorre fare presto, non c’è più tempo da aspettare, l’uccisione di specie protette o particolarmente protette (tutti i rapaci diurni e notturni lo sono) è una piaga che va arginata con un impegno dello Stato.