CITES: OPERAZIONE "BONELLI". LA FORESTALE E L’UNIVERSITÀ DI PALERMO LIBERANO IN NATURA UNA RARA AQUILA DEL BONELLI

“TURI”, un maschio della rarissima specie di cui sono censite in Italia meno di 20 coppie, è stato restituito alla natura dopo essere stato trafugato da un nido siciliano per essere avviato al mercato nero

É stato liberato, in una zona segreta dell’entroterra siciliano, un rarissimo esemplare di Aquila del Bonelli sequestrato lo scorso anno durante un’importante operazione svolta su tutto il territorio nazionale. L’evento di straordinaria rarità è stato reso possibile grazie al Corpo forestale dello Stato e al coordinamento scientifico dell’Università di Palermo – Sezione di Biologia Animale e Antropologia Biologica.
Il rarissimo esemplare liberato era stato sequestrato lo scorso anno durante un’importante operazione svolta su tutto il territorio nazionale in collaborazione con il WWF Italia e gli esperti del suo Ufficio TRAFFIC.
L’esemplare era stato depredato da pulcino (pullus) in un nido di Campobello di Licata (AG) da soggetti legati ad una organizzazione di bracconieri e falconieri dediti al traffico illegale di rapaci.
L’attività di depredazione dei nidi è una delle forme di bracconaggio (effettuata arrampicandosi con corde e ramponi da alpinismo) che, unitamente al deterioramento degli habitat naturali, costituisce una delle principali cause della rarefazione di specie animali ormai sull’orlo dell’estinzione come l’Aquila del Bonelli.
L’esemplare, nonostante avesse subito un parziale imprinting (addomesticamento dall’uomo) è stato riadattato alla vita selvatica e ha riacquisito l’autonomia predatoria grazie all’azione degli specialisti della Riserva Regionale del Lago di Vico (VT) e dell’associazione ORNIS Italica e, una volta munito di ricetrasmittente, è stato liberato in un’area segreta, per impedire che potesse essere recuperato dai bracconieri.
“TURI”, così è stata chiamata l’aquila, è stato già osservato predare autonomamente nei primi giorni della liberazione e acquistare quota trovando riparo su una cengia rocciosa a circa 300 m s.l.m..
L’aquila ha subito sfruttato le correnti termiche favorevoli per eseguire spettacolari voli che le hanno permesso di perlustrare, per la prima volta nella sua vita, l’ambiente selvatico dove dovrà imparare, in fretta, a difendersi da competitori naturali come corvi, falchi e aquile reali.
Comunque, l’esemplare resta monitorato nei suoi spostamenti da volontari coordinati dall’equipe del Prof. Sarà, biologo e ornitologo dell’Università degli Studi di Palermo e dallo staff guidato dal Dr. Giovanni Giardina del Centro recupero regionale rapaci di Ficuzza (PA).
Si tratta del primo caso di rilascio in natura in Italia di un esemplare di una specie così rara, recuperato e riabilitato dopo l’imprinting da parte dell’uomo. Tutta la complessa e lunga operazione, unica nel suo genere, servirà anche a sperimentare ed ottimizzare un protocollo innovativo per le reintroduzioni in natura di fauna selvatica, soprattutto uccelli.
L’operazione è stata resa possibile anche grazie al sostegno del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, quale autorità principale per l’attuazione della CITES in Italia
L’Aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus) è una specie inclusa nell’Appendice II della Convenzione internazionale sul commercio delle specie in via d’estinzione (CITES) e nell’Allegato A al Regolamento comunitario 338/97 che da attuazione alla CITES in ambito europeo.
Per questo è generalmente vietato il commercio di questi esemplari e la loro detenzione in assenza di specifica certificazione CITES. La specie è, inoltre, considerata super protetta dalla normativa sul prelievo venatorio.
Le imputazioni per i criminali ambientali coinvolti nelle indagini sono diverse: dalle sanzioni previste dalla legge relativa alle violazioni della CITES in Italia, a quelle previste dalla legge sul prelievo venatorio, per aver prelevato e detenuto specie protette e non cacciabili, nonché per avere recato disturbo ai siti di nidificazione e alle coppie di rapaci intente nella fase riproduttiva, di difesa e di svezzamento della prole.
Il commercio illegale di specie protette, ancora fiorente e fonte di cospicui guadagni illeciti (una coppia di aquile del Bonelli può fruttare sino a 20.000 euro), è fortemente deleterio per la conservazione della biodiversità della nostra penisola, in particolare quella di un’isola così ricca di endemismi (specie esistenti solo in determinate aree di distribuzione) qual è la Sicilia.
Va evidenziato che in Sicilia non esistono più di una quindicina di nidi di Aquila del Bonelli che, nonostante le attività di contrasto sviluppate dai forestali e la preziosa opera dei volontari (WWF, LIPU, ecc.), ogni anno vengono “presi d’assalto” dai trafficanti.
E’ la prima volta, nel nostro Paese, che l’intelligence sul traffico illecito di specie tutelate porta a ricostruire il giro del traffico illecito di rapaci, a partire dai nidi oggetto dell’illecito prelievo in natura sino ai ricettatori finali, permettendo, quindi, di recuperare dei soggetti razziati per la loro successiva reintroduzione in natura.
L’esecuzione dell’Operazione Bonelli, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, e avviata grazie alla collaborazione dell’Ufficio TRAFFIC del WWF Italia che ha fornito il fondamentale supporto informativo, ha portato al sequestro complessivo di oltre 50 rapaci protetti tra cui gipeti, aquile reali, falchi lanari e pellegrini, capovaccai (i famosi avvoltoi egiziani) e costituisce una testimonianza del concreto e diretto impegno del Corpo forestale dello Stato a tutela della biodiversità del nostro Paese.

Fonte: http://www3.corpoforestale.it 15 dicembre 2011