Contro i trafficanti di rapaci iniziata la sorveglianza dei siti.

Campi di sorveglianza e uso della tecnologia per sorvegliare i siti di riproduzione di alcune specie di rapaci in Sicilia a rischio di estinzione. Sono questi gli accorgimenti messi in atto da un nutrito gruppo di ornitologi, ricercatori e volontari per impedire la razzia dei pulcini di alcune specie di rapaci usati in falconeria e molto ambiti da allevatori e trafficanti senza scrupoli, pronti a rivenderli per importi molto consistenti. “Si tratta in particolare di alcune specie che sopravvivono in Sicilia con effettivi molto ridotti, come l’Aquila del Bonelli (non più di 15 coppie) e l’avvoltoio Capovaccaio (2-3 coppie) – dicono i coordinatori del gruppo operativo che dallo scorso mese di novembre si è costituito in Sicilia e che coinvolge praticamente tutte le associazioni ambientaliste operanti in Sicilia – LIPU, WWF, MAN, LAV, Fondo Siciliano per la Natura, Legambiente, e altre ancora – con il placet dei rispettivi organi nazionali e delle Università di Palermo e Catania”.
Lo scorso anno proprio l’intervento di alcuni dei componenti di questo gruppo sventò il furto di un pulcino di Aquila del Bonelli posto su una parete rocciosa a ridosso di un’antica miniera di zolfo in provincia di Caltanissetta. Da lì e seguendo i movimenti dei soggetti intercettati (noti tra gli addetti ai lavori come dediti ad attività non del tutto cristalline) si è arrivati all’operazione che in tutta Italia ha portato al sequestro di decine di rapaci di provenienza furtiva e provvisti di certificazioni CITES palesemente false o contraffatte. L’inchiesta penale condotta dalla Procura di Caltanissetta non si è ancora conclusa e potrebbe, anzi, arricchirsi di ulteriori elementi.
Nel frattempo, considerati anche i movimenti sospetti effettuati nelle scorse settimane da noti soggetti dediti alla falconeria a ridosso di pareti rocciose e altri siti sensibili – in parte già filmati e fotografati – il gruppo ha iniziato a tessere dai primi di febbraio una fitta rete di controlli, coinvolgendo anche il corpo forestale, i carabinieri, la guardia di finanza, guardie zoofile e venatorie, e ricorrendo in alcuni casi anche all’uso di telecamere nascoste e altri espedienti tecnologici messi a disposizione da vari soggetti, anche provati. Gran parte dei nidi a rischio sono, di fatto, sotto stretto e continuo controllo.
“Al di là di ogni altra considerazione – concludono i responsabili del gruppo – si tratta di reati penali che possono portare nel giro di pochi anni all’estinzione di queste specie, che sopravvivono ormai solo in Sicilia e anche nel resto d’Europa non se la passano meglio. Abbiamo notizia che negli ultimi due anni sono stati rubati dai nidi almeno 7-8 piccoli di Aquila del Bonelli, 1-2 capovaccai e diverse decine tra Lanari e Pellegrini, due falconi che pur non essendo ad immediato pericolo di estinzione sono già soggetti a vari pericoli, compreso il bracconaggio e l’alterazione dell’habitat, per sopportare, alla lunga, prelievi di questo tipo. Oltre a queste azioni, che stanno ottenendo l’entusiastica adesione di numerosi volontari provenienti anche da oltre Stretto, stiamo effettuando il monitoraggio di falconieri ed allevatori che come funghi sono spuntati un po’ ovunque e con autorizzazioni rilasciate con incredibile disinvoltura”.

Fonte:http://agrigentoweb.it – 10 marzo 2011