NUCLEARE IN ITALIA: PERCHE’ VOTARE SI AL REFERENDUM DEL 12 E 13 GIUGNO 2011

La tragedia giapponese riapre il dibattito politico sull’utilità del
nucleare in Italia. L’energia nucleare non convince noi e milioni
di italiani, questo il motivo per cui il nostro Governo tenta di
eludere il referendum di Giugno.
Altura Campania, l’associazione che nella nostra regione
protegge gli uccelli rapaci e i loro biotopi, spiega i suoi motivi
invitando gli elettori e le elettrici ad andare a votare in massa il
12 e 13 giugno barrando il si sulla scheda grigia.
Le centrali nucleari non saranno mai sicure.
I 14 incidenti più gravi (fino al 7° livello della scala INES)
nella storia dell’energia nucleare sul pianeta, tra cui i più noti
sono Three Mile Island, 1979 (USA), Chernobyl 1986 (URSS),
Goiania, 1987 (Brasile) e Fukushima, 2011 (Giappone) hanno
confermato drammaticamente la pericolosità di questa fonte
energetica.
Oggi le aree contaminate dalle radiazioni sono spopolate e
resteranno tali per millenni (almeno 25.000 anni per colpa del
plutonio). Linfomi e leucemie, come invisibili untori,
continueranno a uccidere i figli degli scampati per numerose
generazioni.
Il problema dello smaltimento di scorie radioattive non è stato
risolto. Le scorie radioattive rimangono pericolose per secoli e
non esiste ancora un sistema per gestirle in sicurezza, dove si
era pensato di realizzare il sito unico nazionale di stoccaggio
italiano? Ma nel Mezzogiorno ovviamente, a Scanzano in
Lucania.
Il nucleare genera meno occupazione delle fonti rinnovabili. Le
ricerche e le applicazioni europee per le fonti rinnovabili, fino al
2020, sono più produttive del 300% rispetto al piano nucleare
che ENEL vorrebbe attuare in Italia. I potenziali nuovi posti di
lavoro che creerebbe l’energia alternativa nel nostro paese sono
almeno 200.000, contro i 30 o 40 mila del nucleare.
Il nucleare è costoso. Il dipartimento USA dell’energia informa
che un reattore EPR costa, in media, 7,5 miliardi di euro, cifra
superiore ai 4,5 miliardi calcolati dall’ENEL. Nessuno aggiunge
i costi per lo smaltimento delle scorie e eventuali
smantellamenti per bonifiche e ristrutturazioni degli impianti,
questi sono a carico dell’ente pubblico quindi ricavati dalle tasse dei cittadini.
Nel 2020 le fonti rinnovabili e un’oculata politica di efficienza
energetica, saranno in grado di produrre 150 miliardi di
kilowattora, ben oltre l’obiettivo dell’Enel col suo piano
nucleare, riducendo fin da subito le emissioni di CO2 di oltre la
metà rispetto al recente passato.
Il nucleare come scelta, non risolverebbe i problemi del clima.
Le centrali nucleari saranno completate dopo il 2020, ma la
riduzione dei gas serra non ammette ritardi. Investire sul
nucleare sottrae risorse alla ricerca sulle fonti rinnovabili.
L’atomo non ci renderebbe energeticamente indipendenti. Si
continuerebbe a importare petrolio e inoltre dipenderemmo dall’
estero, importando Uranio e tecnologie, visto che il brevetto del
Reattore EPR è francese. I cugini d’oltralpe, leader europei nella
detenzione di centrali nucleari, hanno un consumo medio di
petrolio tra i più alti del Vecchio Continente.
Il nucleare non rappresenta una illimitata risorsa energetica.
L’Uranio esaurisce infatti la sua funzione di propellente in non
più di mezzo secolo. E’ scientificamente provato che in nuove
centrali, non ancora a pieno regime, l’esaurimento dell’Uranio si
accelererebbe di gran lunga rispetto a Centrali già funzionanti da
tempo.
Gli italiani che diranno SI all’abolizione della legge che
reintroduce lo sviluppo nucleare in Italia con la scelta referendaria,
che furbescamente il Governo tenta in extremis di
bypassare col decreto Omnibus, sono la stragrande maggioranza
della popolazione. I sondaggi ci dicono che la maggior parte di
noi non vuole che una centrale nucleare sorga nella propria
Nazione e nella propria Regione.
Anche le centrali più lontane non diminuiscono i rischi dei
paesi che non adottano il nucleare; è vero che l’Italia è
circondata da nazioni che hanno impianti nucleari, ma è
dimostrato che in caso di incidenti le mutazioni genetiche negli
esseri umani e in tutte le specie di animali e piante sono
significativamente alte nel raggio di pochi kilometri dal luogo
dell’incidente, mentre diminuiscono drasticamente
allontanandosi centinaia di km.
La prospettata centrale nucleare alla Foce del fiume Sele,
costringerebbe ad evacuare città come Napoli, Salerno e l’intera
sua Provincia, considerando che questa è anche un’area ad alto
rischio sismico, pensiamoci tutti molto bene.

Felice Turturiello