Eolico. Divorando pezzi di natura e di vite

Crudo e penetrante. Scioccante e resiliente. Perforante tanto quanto può esserlo la distruttiva e impietosa natura umana nei suoi più reconditi angoli bui che ne hanno determinato, e tuttora ne delineano, l’esistenza. “As Bestas” (Come bestie).

Ho visto questo film, uscito da poco, perché parla di eolico.


Un tema scottante, da diversi anni, ma oggi molto di più. Sullo sfondo delle terre galiziane, nel nord-ovest della Spagna, in un piccolo centro di allevatori e agricoltori arriva la subdola proposta da parte di una impresa norvegese di acquistare le terre dalla gente del luogo per installarci un impianto eolico.

Una coppia di francesi, che hanno scelto quella terra per ritirarsi in mezzo alla natura, vivendo dei frutti della terra che coltivano, si oppongono alla vendita. Ne nasce un conflitto acerrimo con i propri vicini, allevatori, che invece vogliono vendere all’eolico per andarsene da quei luoghi.

Oltre alla doppia tessitura di due trame, una che mostra la faccia più nera dell’uomo, l’altra che invece profila la resilienza e la difesa di un territorio naturale, considerato dalla coppia di francesi, sebbene straniera, la propria casa, si percepisce un sottile ma potente filo conduttore che muove tutta la storia… Lo scontro tra la durezza interiore e di vita degli allevatori inchiodati da sempre a quella terra e la conoscenza, l’esperienza e la speranza dei francesi di salvarla quella stessa terra è l’emblema di quanto già da diversi anni sta accadendo anche nella nostra amata, ma martoriata Italia.

In funzione della decarbonizzazione, che nelle corrette modalità giustamente dovrebbe contrastare l’ormai sempre più incalzante cambiamento climatico, si assiste ad una folle corsa verso l’implementazione di impianti industriali ovunque che producano energia cosiddetta “green”, un green tutto da verificare. Basta cercare on line “eolico selvaggio” che scaturiscono numerosi articoli e informazioni: gli stessi angoli bui che ci portiamo dentro caratterizzano anche gli impianti eolici e la loro doppia faccia. Un impianto eolico, vero e proprio prodotto industriale, che nulla ha a che vedere con la parola “parco” con cui spesso viene fregiato, è la messa in opera di una serie di torri metalliche, che possono raggiungere un’altezza anche di 200 metri (in off-shore), su ciascuna delle quali poggia un rotore genericamente a tre pale, con le pale disposte a 120 gradi una dall’altra; ogni pala può raggiungere i 60 metri di lunghezza; sulla sommità della torre è presente un generatore elettrico che viene azionato dal movimento delle pale, a sua volta provocato dal vento. Più la torre è alta e più ha la possibilità di “catturare” il vento. La base su cui poggia ciascuna torre, diciamo una torre di 110 metri, è costituita da una piattaforma in calcestruzzo armato con un diametro di circa 20 metri. Si capisce bene che per installare dei giganti del genere, ciascun ambiente naturale dove è prevista l’installazione viene martoriato per spianare strade dove devono passare enormi Tir che trasportano i materiali, le torri, le pale, i generatori e così via. Questo è solo uno degli aspetti più impattanti in un territorio naturale, sia che si tratti di crinali montani, ambienti collinari o pianure (impianti on-shore), e sia di ambiente marino (impianto off-shore), dove i mezzi per trasportare pezzi e materiali devono essere adeguati all’attraversamento in acqua dalla zona costiera al punto di installazione che può avere distanza variabili dalla costa stessa. In questi ambienti naturali vivono piante e animali, si tratta di luoghi ancora integri e intoccati dall’uomo.

Cosa succede a tutti questi esseri viventi che si troveranno a “scontare” la costruzione e l’attività giornaliera di un impianto eolico?

Alberi, arbusti, erbe che si troveranno sui posti dove saranno previsti sbancamenti per far passare le strade che arrivino ai luoghi di impianto, be’… verranno, senza mezzi termini, spazzati via e con essi tutta la micro e macro fauna che ospitano, perché ogni ambiente vegetale ospita della fauna animale.

Ciò accadrà anche nei luoghi di impianto ovviamente.
L’avifauna e la chirottero-fauna sono poi il bersaglio perfetto delle gigantesche pale rotanti.
Numerosi rinvenimenti e studi testimoniano l’abbattimento di rapaci come Aquile reali, Grifoni, Poiane, e non solo, ma anche di Gru, Cicogne, piccoli migratori come Rondini e Rondoni, che cadono feriti o mortalmente uccisi falciati dalle pale. Le Aquile reali ad esempio sono purtroppo incapaci di evitare le pale eoliche soprattutto quando sono concentrate nella caccia.
In generale gran parte dell’avifauna è minacciata dagli impianti eolici, oltre che per uccisione diretta dovuta alla collisione con le pale, anche per via indiretta in quanto gli impianti eolici sottraggono territori agli uccelli per svolgere il loro normale ciclo biologico. Considerando inoltre anche la delicata fase della migrazione, sia di andata che di ritorno, per molti uccelli gli impianti eolici possono anche rappresentare un effetto cosiddetto di barriera, ossia l’impianto costringe gli uccelli a deviare la loro usuale rotta, spesso allungando il tragitto migratorio, ciò può significare gravi perdite di energia per gli animali e quindi un maggior rischio di mortalità.

Gli studi sulle collisioni dell’avifauna con le pale eoliche rotanti sono ormai numerosi, a partire dal famoso pioneristico studio degli anni ‘80 sulle circa 6.000 e più pale di Altmont Pass in California, un’area con una presenza di circa il 70% di avifauna composta soprattutto da grandi rapaci, tra cui l’Aquila reale che inesorabilmente cede le sue tante vittime ogni anno all’altare dell’eolico. In questa area vengono mietuti tra i 5.000 e 10.000 uccelli l’anno.

Il primo studio[1] ad essere condotto in Europa invece è quello di Lekuona sull’impianto eolico di Navarra (Spagna) nel 2001, area dove vivono numerosi rapaci e importante corridoio migratorio per raggiungere e tornare dai Pirenei. La mortalità dovuta alle collisioni nei vari impianti presenti nell’area eolica, includendo una certa percentuale di animali morti che vengono trafugati dalla fauna spazzina, risulta quindi di 6.450 uccelli e 650 pipistrelli all’anno. Degli uccelli la maggior parte sono aquile e avvoltoi.

Delicata e fragile è la situazione che riguarda quindi i canali migratori, come ad esempio lo stretto di Gibilterra dove già, nonostante le note rotte di migrazione che vi passano, campeggia un impianto eolico con più di 250 turbine eoliche ed altre si pensa siano in fase di progettazione. In Italia un punto particolarmente delicato è lo stretto di Messina, anch’esso corridoio migratorio di grande rilievo per il transito dell’avifauna tra Africa ed Europa. Anche qui si è già allungata l’ombra nera dell’eolico.
Relativamente ai chirotteri, purtroppo lo scenario non è migliore. Ci sono diversi studi, uno del 2021 pubblicato da Scientific Reports[2] dimostra che il Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus) è particolarmente attratto dalle pale eoliche e ne rimane vittima in maniera importante: in Europa questo pipistrello rappresenta il 50% di mortalità per pale eoliche di tutte le specie di pipistrelli. È possibile che intorno alle pale si raduni una maggiore concentrazione di insetti di cui il Pipistrello nano si nutre. I chirotteri sono quindi ampiamente colpiti dalle pale.

Un impianto eolico è inoltre un sistema che crea un elevato impatto acustico per tutti gli esseri viventi che vivono nei pressi dell’impianto. La sensibilità acustica varia da specie a specie e in moltissimi animali l’udito è un senso altamente sviluppato che può virare dal campo degli infrasuoni, con frequenza inferiori a 20Hz, fino a quello degli ultrasuoni, con frequenze superiori a 20.000Hz, estremi che l’udito umano non può percepire. I pipistrelli invece posseggono delle capacità uditive molto ampie, potendo essi percepire proprio gli ultrasuoni fino ad una frequenza di 120.000 Hz. Inoltre gli ultrasuoni vengono utilizzati dai pipistrelli per “vedere” l’ambiente che li circonda (ecolocazione) e quindi come strumento vitale e fondamentale per orientarsi, cacciare e trovare prede. Di conseguenza è più che molto probabile che i pipistrelli siano estremamente sensibili al rumore emesso dalle turbine eoliche. Potrebbero venirne storditi? Potrebbe inoltre il vortice d’aria che il movimento delle pale crea, spinte dal vento, provocarne destabilizzazione di volo e incapacità a manovrare il volo stesso rimanendo quindi colpiti dalle pale? Questo potrebbe accadere anche agli uccelli. Anche alcuni uccelli sono sensibili agli ultrasuoni, i piccioni ad esempio, tanto che vengono tenuti lontano utilizzando dissuasori ad ultrasuoni. Ora poiché la natura prende e rimaneggia ciò che ha già a disposizione, è possibile che anche altre specie di uccelli, in particolare quelli che vengono maggiormente colpiti dalle pale, possano recepire come altamente disturbante e stressante il rumore che ne viene emesso, forse alterandone le capacità di controllo del volo.

Gli impianti off-shore inoltre potrebbero avere seri impatti su quei cetacei, in particolare odontoceti, dotati di un biosonar (ecolocalizzazione), questo particolare senso consente anche a loro in acqua di orientarsi, trovare cibo, cacciare e comunicare, in particolare usando i ben noti “click”. Alterare o disturbare questo tipo di sensibilità potrebbe provocare gravi problemi a questi animali, non in ultimo gli spiaggiamenti che purtroppo portano generalmente a morte i malcapitati.
Quando pensiamo a degli impianti così immensi ed impattanti abbiamo il dovere anche di pensare a come le diverse e tante specie di animali, ma anche di piante, percepiscono l’ambiente attraverso i loro sensi che sono spesso sviluppati in modalità differenti in funzione della loro storia evolutiva, ed in mancanza di dati quindi dovremmo ragionare secondo il principio di precauzione visto che si tratta di esseri viventi.

Una cosa che forse pochi sanno riguarda gli effetti delle turbine eoliche sulle onde elettromagnetiche. Le turbine eoliche possono rivelarsi pericolose per quei sistemi basati sulle onde radio; possono quindi influenzare la rilevabilità degli aerei in volo riducendola o agire sui radar meteorologici e quindi sulle loro previsioni («Specialist Meeting on Electromagnetic Waves and Wind Turbines 2021»).
Sono tanti e molteplici gli aspetti bui dell’eolico, per questo occorre fare attenzione, occorre riflettere attentamente sugli impatti devastanti che ne possono scaturire, occorre non farsi abbagliare dalla gridata politica “green”. Tuttavia è anche necessario pensare che si può vivere la vita con una minore richiesta energetica, che possiamo, soprattutto noi paesi industrializzati, darci un limite nel consumo smisurato, e spesso superfluo, di energia. Abbassare la richiesta energetica ci aiuterebbe ad industrializzare meno, a pagare meno e a lasciare spazio alla vita altrui.

In Italia, a seguito del PNRR e della cospicua pioggia di denaro che sta cadendo sulle energie cosiddette rinnovabili, la situazione è diventata allarmante. Le coste, i crinali montani, in particolar modo l’Appennino, sono purtroppo già sotto grave minaccia eolica. Si stima la presenza di almeno 8.000 gigantesche pale eoliche nel nostro Appennino. Uno sfregio, non solo paesaggistico, che fa male solo a pensarlo. Queste ingenti somme di denaro, va ricordato, sono solo un prestito che gli italiani dovranno restituire, per cui le modalità con cui verranno impiegate vanno ben valutate e sottoposte a rigidi controlli, soprattutto per ciò che ne concerne gli impatti ambientali che ad oggi non possiamo più permetterci di incrementare.

Il 5 aprile scorso, nella trasmissione Geo di Sveva Sagramola era ospite Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. Candidamente si augurava di vedere tutti i crinali montani e le coste italiane coperte da impianti eolici, asserendo che, oltre a fornire energia pulita, che così pulita proprio non è, avrebbero abbellito il paesaggio. Alla domanda su cosa accade agli uccelli che si avvicinano alle pale eoliche, sempre candidamente l’ingegnere risponde: “gli uccelli non sono mica stupidi che vanno a scontrarsi contro le pale eoliche!”. Alla luce degli ormai svariati report scientifici e di una presa di coscienza altrettanto solida di moltissime persone che si oppongono in tutta Italia all’invasione eolica sui nostri meravigliosi contesti naturali e contro l’altrettanto preziosa biodiversità, direi che il Presidente di Legambiente non ci ha fatto una bella figura in quanto a conoscenza e trasparenza scientifica. Comunque sì, gli animali non sono affatto stupidi e se finiscono falciati dalle pale è perché in qualche modo i loro apparati sensitivi ne vengono alterati e travolti, e in qualche modo possono non considerarle un pericolo come di fatto sono. L’animale inoltre non ha il tempo di apprendere questo pericolo, ne viene falciato e muore. Al di là del pensiero del presidente di Legambiente, perciò, invito chiunque a consultare e ad informarsi quanto più possibile presso quelle Associazioni che si prodigano, sostenendo un lavoro burocratico enorme a titolo gratuito o autotassato, interagendo con le istituzioni preposte, le legislazioni vigenti e spesso scontrandosi con carenti, sommarie e poco realistiche valutazioni di impatto ambientale, per salvare i nostri ecosistemi naturali, flora e fauna e quindi ciascuno di noi, da assalti industriali e dalla logica dei forti poteri economici.

Domenica 23 aprile alle ore 9.30 si terrà una marcia contro l’impianto eolico industriale di Monte Giogo di Villore e Corella che partirà da piazza della Repubblica a Dicomano (FI). L’Associazione Crinali Liberi, che da diverso tempo sta lottando per difendere i crinali del Mugello dall’assalto eolico, merita tutto il nostro appoggio e sostegno. Così anche tantissime altre associazioni di persone in tutta Italia che non vogliono l’eolico in “casa”.

Ripensando al film As Bestas, al di là delle difficili tematiche sociali, culturali, economiche ed ambientali che esso fa affiorare, una cosa rimane nell’animo uscendo dalla sala: l’amore che ha lottato. Impercettibile ma potente, fino all’estremo sacrificio, sorregge la speranza.
Solo amando profondamente ed anche terribilmente ogni angolo naturale di questo pianeta forse saremo in grado di poterci ancora immaginare qui in un non troppo lontano futuro.

(foto di Rewilding Apennines)

  1. Lekuona J.M., 2001, Uso del espacio por la Avifauna y control de la mortalidad de aves y murciélagos en los parques eólicos de Navarra durante un ciclo anual.
  2. Richardson, S.M., Lintott, P.R., Hosken, D.J. et al. Peaks in bat activity at turbines and the implications for mitigating the impact of wind energy developments on bats. Sci Rep 11, 3636 (2021).