In ricordo di Gaetano de Persiis

Gaetano de Persiis, ‘Nanni’ per gli amici, ci ha lasciato pochi giorni fa nella sua Alatri (Fr) alle pendici dei suoi amatissimi Monti Ernici. Era l’aprile 1988 quando con mio figlio Andrea ero salito alla Cava dell’oro, ai piedi di Monte Rotonaria, per verificare l’eventuale nidificazione delle aquile reali, da sempre nidificanti in quei luoghi. Fu così che casualmente conobbi Gaetano, anche lui recatosi in quel posto insieme con uno dei suoi figli, Massimiliano, col quale, ormai da diversi anni, condivido il monitoraggio di quella coppia di aquile. Negli anni a seguire la casuale conoscenza di Nanni si trasformò in un’amicizia poggiata sul reciproco e forte amore per la conservazione degli ambienti naturali dell’Appennino, Monti Ernici in primis.

Monti Ernici, foto di Gaetano de Persiis

Studioso appassionato di farfalle un giorno mi confidò che da bambino la visione di un podalirio in volo lo aveva affascinato a tal punto da innescare in lui un interesse infinito per il mondo di questi affascinanti insetti, dei quali era grande conoscitore tanto da realizzare nel 1991 il volume “Le farfalle diurne della provincia di Frosinone” sotto l’egida del Museo di Storia Naturale di Patrica (Fr).

Non solo le farfalle appassionavano Nanni de Persiis ma anche una specie decisamente più grande, l’orso marsicano, che incontrò e fotografò con la sua inseparabile Nikon nelle innumerevoli uscite di campo nell’Appennino centrale. Sulla scia di quest’ulteriore passione naturalistica egli realizzò nel 2016 il volume “Ernico, storia di un orso dell’Appennino”, opera voluta e finanziata dall’associazione Salviamo l’Orso di cui de Persiis faceva parte.

Le farfalle e l’orso marsicano erano parte integrante della passione madre che pervadeva l’amico Nanni, i Monti Ernici, per la tutela dei quali de Persiis si è speso sempre con grande piglio, fronteggiando minacce di vari tipi. Per anni si era fatto promotore della proposta di trasformare i Monti Ernici in un parco naturale regionale fino ad arrivare molto vicino all’obiettivo quando il progetto sembrava prossimo alla sua realizzazione. Ma poi, ahimè, tutto naufragò nella solita palude della nostra politica. Il volume fotografico “Ernici, le mie montagne” del 2021, con immagini di una struggente bellezza, testimonia l’amore infinito dell’autore per questi ambienti naturali. 

Anche le aquile gli stavano a cuore. Suo padre, mi raccontava, gliele aveva fatte conoscere indicandogli anche il nido, sopra l’abbazia di Trisulti, dal quale erano stati prelevati i due aquilotti che poi furono donati ai frati dell’abbazia con diversi destini: uno impagliato per la curiosità dei visitatori e l’altro condannato alla cattività in una grande voliera. Ogni volta che in aprile scovavo al cannocchiale la testa della grande femmina in cova immersa nel grande nido degli Ernici chiamavo Nanni al telefono per dargli la buona notizia e come sempre in quelle occasioni un lampo di gioia traspariva dal tono della sua voce in risposta alla notizia.

Giorni fa scendendo lungo un sentiero con il figlio Massimiliano a un certo punto gli ho detto che suo padre, per me, più che un naturalista era un poeta della natura e, sotto alcuni aspetti, un uomo d’altri tempi. Non a caso una delle sue opere porta il titolo “Piccola storia di una goccia d’acqua” (Feltrinelli), un racconto che illustra la storia di una goccia d’acqua dalle vette innevate dove nasce fino al mare. Tante immagini fotografiche correlate da pensieri e.. poesie.

La sua scomparsa rappresenta una grande perdita per tutti noi.