La lobby verde, un pericolo per l’ambiente naturale

testo tratto da: www.scrignodipandora.it

Si torna sull’argomento perché c’è l’impressione che non tutti si siano resi conto che le sorti dell’ambiente naturale nel nostro paese sono ormai nelle mani di una lobby verde che scambia la conservazione dell’ambiente naturale con l’attenzione verso acqua, aria e rifiuti. Sì perché controllare la qualità dell’acqua davanti alle spiagge estive, denunciare l’inquinamento dell’aria e perseguire l’economia circolare nella gestione dei rifiuti, ogni tanto facendo campagne di pulizia qua e là ben visibili in televisione, saranno pure cose buone e giuste ma la conservazione dell’ambiente e del paesaggio naturale nonché della biodiversità, è materia di livello superiore, ben più complessa e impegnativa.

La cura e gestione di acqua, aria e rifiuti, in un paese serio e organizzato, dovrebbe essere materia esclusiva della pubblica amministrazione senza che sia necessario il supporto di una parte di volontariato, invadente al punto da far credere alla gente di avere in mano le sorti dell’ambiente…di qui la lobby verde nella quale confluisce una parte dell’associazionismo ambientale del nostro paese; lobby che sta condizionando pesantemente la politica e le sue scelte in campo ambientale. 

Spiace vestire i panni di Cassandra ma i tempi che viviamo non ci danno alternative.   

Che significa?

Significa che la montagna di miliardi di euro che andranno al Ministero della transizione ecologica, principalmente per combattere i cambiamenti climatici, in ossequio all’European Green Deal al quale l’Italia ha da tempo aderito, rischia di sfasciare buona parte del nostro cosiddetto bel paese facendo fare lauti profitti a società private attirate dal business del momento. In pratica il sistema degli incentivi economici, messo in piedi dalla nostra politica per incrementare la diffusione delle energie rinnovabili (eolico e fotovoltaico in testa), a breve subirà un fortissimo impulso producendo così una valanga di torri eoliche nonché di pannelli solari magari sparsi ovunque, ovvero là dove non dovrebbero stare. Quest’evento, in assenza di una seria pianificazione nazionale, potrebbe costituire un vero e proprio disastro ambientale.

Per fortuna c’è ancora un sottile margine di speranza legato all’azione di poche forze rimaste vive sul campo, come le associazioni Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Altura, Amici della terra e altre ancora che si stanno organizzando per far sì che la montagna di soldi verdi sia almeno convogliata in una linea guida o norma nazionale che salvaguardi una parte significativa del nostro paese rendendola zona franca da pale eoliche e fotovoltaico a terra, tutto ciò possibilmente al di sopra della gestione regionale, quasi sempre opaca e colpevole di tanti massacri paesaggistici nel sud d’Italia e nelle isole maggiori.  

Questa pianificazione nazionale dovrebbe essere vagliata da un pool di biologi, naturalisti, ricercatori universitari, scienziati, storici dell’arte, insomma dal meglio della comunità scientifica e culturale del nostro paese, avendo titolo per gestire le sorti dell’ambiente naturale italiano.

S’individuino così aree idonee dove installare piccoli impianti eolici fatti da un numero limitato di torri preferibilmente a ridosso di poli industriali o grandi infrastrutture civili dove il grado di naturalità è modesto e s’imponga anche una distanza minima fra un impianto eolico e il successivo così da diluire al massimo la distribuzione delle pale nel paese.

Per quanto riguarda l’eolico in mare (offshore), lo si faccia al di fuori di rotte migratorie evitando l’adozione di penosi e quanto mai incerti sistemi dissuasivi per gli uccelli in volo costituiti da radar e dispositivi acustici che entrerebbero in funzione qualora uno o più uccelli entrassero nel raggio d’azione di una torre eolica in mare durante la migrazione.

Il fotovoltaico lo si promuova su tetti e costruzioni civili senza vincoli architettonici: a quando una legislazione semplificatoria?

Infine si promuova una grande campagna per invadere le nostre città di alberi, tanti alberi, i nostri veri grandi amici. Gli alberi fissano l’anidride carbonica rilasciando ossigeno, creano ombra salutare nella calura estiva abbassando la temperatura dell’aria circostante e donano bellezza ai quartieri che li ospitano. Sveglia sindaci!

Sarà…ma quando si ripetono più volte gli stessi concetti significa che il problema è fermo e non sembra risolversi.

Resistere…resistere…resistere, diceva un galantuomo della Procura di Milano e aveva ragione.