Lo tsunami verde

Nel tanto discusso e politicamente travagliato Recovery plan, versione12 gennaio 2021, è previsto un fiume di soldi, pari a 68,9 miliardi di euro, per la cosiddetta Missione 2 ovvero “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, il tutto in coerenza con l’European Grean Deal, che prevede la riduzione del 55% delle emissioni di CO2 e gas alteranti entro il 2030 per arrivare al loro azzeramento entro il 2050.

Ora c’è da chiedersi: questo fatto sarà un bene per tutti, cittadini e ambiente compreso, oppure ci sono dei rischi che non sia proprio così?

Scendendo nel dettaglio si scopre che dei 68,9 miliardi previsti dal piano, tredici sono destinati alle energie rinnovabili, principalmente eolico e fotovoltaico.

Ora è bene chiarire un aspetto importante della faccenda.

La qualità dell’ambiente non dipende solo dalla qualità di acqua e aria ma riguarda un ambito ben più grande che comprende la flora, la fauna selvatica, gli innumerevoli habitat presenti nel nostro pianeta riassunti nel paesaggio naturale frutto del connubio equilibrato fra uomo e natura, fino al punto di produrre bellezza.

Chiarito quest’aspetto, è importante chiarirne un altro. Le energie rinnovabili non inquinano l’aria ma impattano, eccome, sull’ambiente.

Rimanendo nell’ambito del fotovoltaico e dell’eolico, avendo ormai l’energia idroelettrica raggiunto nel nostro paese la saturazione dei siti disponibili e non prevedendo un grande sviluppo per le biomasse, è bene evidenziare i possibili gravi fattori limitanti di queste due fonti energetiche.

Intanto vediamo quanto pesano in generale le fonti energetiche rinnovabili nel contesto italiano.

L’ultimo rapporto GSE (Gestore dei servizi energetici) del 2018 ci dice che il contributo delle energie rinnovabili sul consumo complessivo energetico italiano (elettrico+ termico+trasporti) è pari al 18%.

Il prossimo obiettivo dell’Unione Europea ci richiede il raggiungimento del 30% entro il 2030, così come riportato nel nostro PNIEC 2030 (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima).

Ora passare dal 18% al 30% in poco più di un decennio significa un incremento massiccio di fotovoltaico ed eolico.

Il fotovoltaico ha bisogno di superfici con una certa esposizione per l’installazione dei pannelli solari e il grave errore, o meglio danno, che spesso si commette, è quello di impegnare ettari ed ettari di terreno piano col fine di massimizzare la potenza elettrica di un impianto consumando suolo, un tempo destinato a uso agricolo o semplicemente incolto, sottraendolo così alla sua funzione naturale.

Sarebbe invece corretto sfruttare le innumerevoli superfici di origini antropiche disponibili dappertutto quali i tetti delle case prive di vincoli architettonici, degli edifici industriali e pubblici e le tantissime tettoie e coperture che coprono migliaia di attività umane quali per esempio i distributori di carburante, i parcheggi esterni e così via fino a coprire, è stato calcolato, quasi il 30% del fabbisogno elettrico nazionale.

Sull’eolico il discorso si fa pesante. Chi, come il sottoscritto, ha avuto modo di visitare da vicino un cosiddetto parco (!) eolico, di fatto una centrale elettrica a vento, installato su quello che un tempo era un crinale montano poi trasformato in un basamento industriale, beh…quella persona ha potuto constatare, de visu, quale prezzo altissimo sia stato pagato per produrre energia elettrica senza emissioni atmosferiche.

Infatti, ogni torre eolica, con altezze che oggi possono raggiungere i 250 metri e più, pala compresa, deve poter essere raggiunta, per manutenzione, da un tir che percorra una strada in quota di opportune dimensioni e quindi, tante torri.. tanti punti di arrivo per un tir.

A questo si aggiunga l’impatto letale sull’avifauna, in particolare sui grandi uccelli veleggiatori e i migratori che, volando anche di notte, non hanno la benché minima possibilità di eludere l’impatto con gli aerogeneratori, veri e propri tritacarne.

Senza parlare poi dello scempio paesaggistico che trasforma, o meglio deforma, uno skyline in modo irreversibile condannando un luogo alla perenne bruttezza, con buona pace anche delle sue potenzialità turistiche.

Allora niente eolico?

Fuori dalle rotte migratorie, è concepibile nella versione offshore, cioè sul mare, oppure circoscritto a piccoli impianti, con limitato numero di torri, meglio se nelle vicinanze d’infrastrutture civili e industriali, e in ogni caso previa attenta valutazione d’impatto ambientale, quest’ultima non prodotta farsescamente dal proponente l’impianto, come purtroppo avviene oggi con le attuali procedure autorizzative, ma da un organo terzo autorevole in assenza di conflitto d’interessi.

A questo punto sorge un quesito che sa di dubbio: come saranno spesi i 13 miliardi previsti per le rinnovabili nel Recovery plan?

Se il criterio sarà solo di tipo industriale o meglio imprenditoriale, cioè di massimizzazione dei risultati in termine di resa tecnica ed economica, siamo messi molto male.

Centinaia di torri eoliche invaderanno i nostri luoghi più belli con la scusa, un ambiguo pretesto, di salvare la società dal global warming e centinaia di ettari di terreno sarà sottratto al canto delle allodole o al sorvolo di api e farfalle.
Uno scenario poco edificante…

Dal Corriere della sera del 10 gennaio 2021, in un articolo di Valentina Iorio, arriva una luce di speranza. L’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) avrebbe recentemente brevettato una tecnologia per produrre idrogeno verde utilizzando l’energia solare del tipo a concentrazione.

Che s’intende per idrogeno verde? L’idrogeno prodotto mediante energia rinnovabile, quindi un combustibile non fossile. Una volta risolti i problemi di raggiungimento e mantenimento delle altissime temperature (circa 1900 °C) richieste per il processo di scissione della molecola dell’acqua, dal quale ricavare separatamente idrogeno e ossigeno, allora potremmo disporre di questo idrogeno verde da utilizzare come nuova fonte energetica rinnovabile proveniente dal sole ma questa volta non più con l’impiego di superfici sterminate per alimentare i pannelli fotovoltaici bensì mediante impianti solari a concentrazione.

Tutto questo non avverrà domani mattina ma, fosse anche dopodomani, quando si realizzerà sarà per noi tutti un grande passo in avanti.

(testo pubblicato da www.scrignodipandora.it)