Un massacro di uccelli e pipistrelli eolizzati

(da www.scrignodipandora.it) Pessime notizie dalla Spagna per uccelli e pipistrelli che vivono a ridosso d’impianti eolici, chiamati “parchi” dai salottieri della green economy. Il numero di luglio 2021 della rivista spagnola Quercus riporta i dati di uno studio condotto nella regione di Navarra a partire dal 1998 nel quale si evidenzia la mortalità per collisione con i rotori eolici per più di 8000 uccelli e pipistrelli.

Questo dato impressionante è stato divulgato dalle stesse autorità governative della Navarra, dove tra l’altro incombono altri progetti eolici. Gli uccelli rapaci sono stati le vittime più numerose di questa mattanza con 4100 carcasse rinvenute nelle quali spiccano 3169 avvoltoi grifoni e a seguire centinaia e decine di nibbi bruni, nibbi reali, aquile minori, bianconi, aquile reali, capovaccai e tantissime altre specie dell’avifauna, molte di queste minacciate e annoverate nella red list dello IUCN.

Purtroppo non finisce qui e il futuro riserva altre brutte sorprese come i progetti eolici in Aragona nella provincia di Teruel; progetti che addirittura ricadrebbero in siti della Rete Natura 2000!

Il meccanismo che porta alla collisione fatale di un grande uccello veleggiatore quale un avvoltoio grifone o un’aquila è molto semplice. Questi grandi uccelli sfruttano sia le correnti ascensionali che partono dal terreno riscaldato dal sole, sia la componente verticale dei venti che impattano su un fianco montano in entrambi i casi per alzarsi di quota e poi spostarsi nel loro territorio. Quando quest’operazione è fatta nelle vicinanze di una torre eolica può accadere che durante la fase di ascesa in volo l’asse di rotazione del grande uccello si sposti naturalmente verso la pala eolica, della quale la parte terminale (punta) non è visibile all’uccello per via della sua elevata velocità, fino ad arrivare a collidere con essa con tutte le tragiche conseguenze del caso.

Oltre a questa situazione d’impatto, nel caso delle aquile o di altri grandi uccelli che cacciano prede vive, sussiste un’altra situazione altrettanto rischiosa che deriva dal prevalere dell’istinto di caccia di questi uccelli sulla necessità di schivare le torri eoliche, poiché questi grandi predatori continuano a cercare prede nei luoghi dove sono stati realizzati impianti eolici come facevano prima in loro assenza.

Anche i pipistrelli, preziosi divoratori d’insetti, pagano un alto prezzo all’eolico. In una ricerca presentata al convegno sull’impatto eolico vs la natura e tenutosi a Berlino nel 2015 sono emersi elementi che fanno ritenere che una specie in particolare di pipistrello sia perfino attratta dal moto delle pale eoliche.

L’associazione spagnola SEO Birdlife ha lanciato un grido d’allarme verso le istituzioni riguardo questa tragedia naturale ed è triste constatare come l’energia eolica, in teoria una valida fonte energetica alternativa alle fossili, si sia dimostrata nel tempo un fattore di grave danno per la biodiversità e il paesaggio naturale.

Nel nostro paese un gruppo di associazioni ambientaliste (Italia Nostra, LIPU, Amici della Terra, Altura, Mountain Wilderness e altre) sotto il nome di Coalizione articolo 9, nome ispirato all’articolo della Costituzione che richiama alla protezione e conservazione del paesaggio, ha intrapreso un braccio di ferro col governo italiano che attraverso il Recovery Plan ha in programma un fortissimo impulso di energia eolica che, in assenza di un serio criterio sulla scelta delle aree idonee, metterebbe a rischio biodiversità e bellezza paesaggistica allo stesso tempo, come peraltro già successo nel sud d’Italia e nelle isole maggiori.

Non è la prima volta che scrivo di questo problema spinoso. Rendiamoci conto che la tanto sbandierata economia verde altro non è, purtroppo, che l’ennesimo assalto alla diligenza ovvero al territorio sotto l’ipocrita motivazione del salvataggio del pianeta dal global warming. Andando avanti di questo passo viene il sospetto che forse il pianeta si salverà quando l’homo sapiens si estinguerà…